Date published: 2025-9-11

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RP23-110D11.1 Inibitori

I comuni inibitori di RP23-110D11.1 includono, ma non solo, l'ossido di fenilarsina CAS 637-03-6, la wortmannina CAS 19545-26-7, la triciribina CAS 35943-35-2, la staurosporina CAS 62996-74-1 e il LY 294002 CAS 154447-36-6.

Gli inibitori RP23-110D11.1 appartengono a una classe specializzata di sostanze chimiche che interagiscono con un particolare bersaglio identificato dal locus genomico RP23-110D11.1. La nomenclatura deriva da un sistema di mappatura dei cloni nelle librerie genomiche, spesso utilizzato in riferimento alle librerie genomiche di topo. La nomenclatura deriva da un sistema di mappatura basato su cloni in librerie genomiche, spesso usato in riferimento a librerie genomiche di topi, che possono essere utilizzate per individuare le sequenze genetiche di interesse. Gli inibitori che rientrano in questa categoria sono progettati per legarsi selettivamente al prodotto proteico o al meccanismo biologico funzionale associato a questa specifica sequenza genomica. In questo modo, questi inibitori possono modulare l'attività della proteina o il percorso in cui la proteina è coinvolta, portando ad alterazioni dei processi biochimici all'interno della cellula.

La progettazione e lo sviluppo di inibitori di RP23-110D11.1 richiedono una conoscenza approfondita della biologia molecolare e della chimica. Questi inibitori sono in genere piccole molecole che possono inserirsi nel sito attivo o in una regione regolatoria della proteina bersaglio, influenzandone così la funzione. Il processo di sviluppo inizia spesso con l'identificazione della struttura proteica associata alla sequenza RP23-110D11.1, che può essere determinata con metodi quali la cristallografia a raggi X o la spettroscopia NMR. Successivamente, i composti chimici vengono reperiti da librerie chimiche o sintetizzati specificamente per interagire con il sito bersaglio. Attraverso una serie di processi iterativi, tra cui studi di relazione struttura-attività (SAR), le entità chimiche vengono ottimizzate per migliorare la selettività e la potenza rispetto al bersaglio. I composti ottenuti vengono poi rigorosamente testati in vari saggi per valutare la loro interazione con il bersaglio e per determinare la loro specificità rispetto ad altre proteine o vie correlate.

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