Gli inibitori di FLT3-L come classe chimica comprendono principalmente inibitori di tirosin-chinasi a piccole molecole. Questi inibitori funzionano legandosi al sito di legame dell'adenosina trifosfato (ATP) del dominio chinasico di FLT3, un recettore che quando viene attivato dal suo ligando, FLT3-L, propaga segnali essenziali per la crescita e la sopravvivenza delle cellule progenitrici ematopoietiche. Occupando il sito ATP, questi inibitori impediscono gli eventi di fosforilazione necessari per l'attivazione di FLT3 e le successive cascate di segnalazione.
Lo sviluppo di questi inibitori si è basato sulla biologia strutturale di FLT3, compreso il suo dominio legante il ligando, il dominio chinasi e le regioni regolatorie che ne modulano l'attività. Inibitori come midostaurin e quizartinib mostrano una specificità nel bloccare l'attività della chinasi FLT3; altri, come sorafenib e sunitinib, hanno un profilo di bersaglio più ampio, colpendo FLT3 tra diverse altre chinasi coinvolte nell'angiogenesi e nella proliferazione cellulare. L'inibizione di FLT3 interrompe le normali vie di segnalazione che portano alla proliferazione e alla sopravvivenza delle cellule, che sono normalmente attivate da FLT3-L. Nonostante la diversità nella struttura chimica e nella specificità del bersaglio, tutti questi inibitori condividono il meccanismo d'azione comune di inibire la chinasi FLT3 e di interferire con la sua trasduzione del segnale, inibendo così gli effetti che FLT3-L avrebbe normalmente nelle vie di segnalazione cellulare.
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