Gli inibitori dei marcatori del carcinoma epatocellulare non mirano a un marcatore specifico, ma piuttosto a una serie di bersagli coinvolti nella crescita e nella progressione del carcinoma epatocellulare. Questi inibitori funzionano in genere interrompendo i percorsi di segnalazione critici per la sopravvivenza delle cellule tumorali, l'angiogenesi e la metastasi. A tal fine, si legano ai siti attivi degli enzimi o ai domini di legame dei recettori, impedendo la successiva attivazione dei percorsi a valle. L'inibizione di questi percorsi si traduce in una riduzione della proliferazione delle cellule tumorali, in un'alterazione dell'angiogenesi e nell'induzione dell'apoptosi o dell'arresto del ciclo cellulare all'interno del microambiente tumorale. Gli inibitori chimici sopra elencati comprendono una varietà di inibitori di chinasi a piccole molecole, che sono progettati per colpire i siti di legame dell'ATP o altri domini critici all'interno delle loro proteine bersaglio. Legandosi in modo competitivo a questi siti, impediscono gli eventi di fosforilazione che sono necessari per la trasduzione del segnale. Altri inibitori, come gli inibitori del proteasoma, inducono la morte cellulare accumulando le proteine mal ripiegate o danneggiate all'interno della cellula, portando allo stress cellulare e all'apoptosi. L'aspetto comune tra questi inibitori è la loro capacità di interferire con i processi che sono regolati nell'HCC, come la segnalazione cellulare anomala, l'aumento dell'angiogenesi e l'elusione dell'apoptosi. Queste sostanze chimiche variano nella loro specificità e nell'ampiezza del loro profilo di bersaglio, risultando spesso nell'inibizione di più percorsi simultaneamente. Questo approccio multi-target riflette la complessità della patogenesi del cancro, in particolare nell'HCC, dove le vie di segnalazione ridondanti spesso contribuiscono alla malattia.
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