Le sostanze chimiche classificate come inibitori di Fbxw19 sono agenti in grado di ridurre indirettamente l'ubiquitinazione e la successiva degradazione proteasomica delle proteine che possono essere bersaglio di FBXW19. Questi composti ottengono questo risultato interrompendo il normale funzionamento del sistema ubiquitina-proteasoma (UPS). Gli inibitori del proteasoma come MG132, Bortezomib, Lactacystin, Epoxomicin e Oprozomib impediscono la degradazione delle proteine poliubiquitinate, che potrebbero includere i substrati di FBXW19, con conseguente accumulo all'interno della cellula. Questo accumulo può avere un effetto stabilizzante sulle proteine che altrimenti verrebbero marcate per la degradazione da FBXW19.
Con un approccio diverso, PYR-41, MLN4924 e Lenalidomide hanno come bersaglio processi a monte che sono critici per la via dell'ubiquitinazione. Il PYR-41 inibisce l'enzima attivatore dell'ubiquitina E1, un passaggio necessario affinché l'ubiquitina si leghi alle sue proteine substrato. MLN4924 interferisce con la neddilazione delle proteine cullina, che sono componenti fondamentali delle ubiquitina ligasi E3 cullina-RING (CRL), influenzando così lo stato funzionale di FBXW19 che potrebbe far parte di tale complesso CRL. La lenalidomide modula il riconoscimento del substrato del complesso E3 ubiquitina ligasi, il che potrebbe alterare la gamma di proteine bersaglio di FBXW19. Infine, composti come Nutlin-3, Celastrol, Talidomide e Withaferin A influenzano varie vie di stress e di regolazione che potrebbero modificare indirettamente l'attività di FBXW19 influenzando il contesto cellulare in cui opera. Questi agenti servono collettivamente a chiarire la funzione biologica di FBXW19 e offrono una visione dei meccanismi regolatori più ampi che governano il turnover delle proteine nelle cellule.
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