Date published: 2025-9-11

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PAP-2a Inibitori

I comuni inibitori della PAP-2a includono, ma non solo, il Propranololo CAS 525-66-6, la N-Etilmaleimide CAS 128-53-0, la PGE2 CAS 363-24-6, l'Acido okadaico CAS 78111-17-8 e l'Edelfosina CAS 70641-51-9.

Gli inibitori della PAP-2a sono una classe di molecole che hanno come bersaglio la fosfatasi dell'acido fosfatidico di tipo 2a (PAP-2a), un enzima coinvolto nel metabolismo dei lipidi. Questo enzima, noto anche come fosfatasi 3 dei lipidi (LPP3), fa parte della famiglia delle fosfatasi lipidiche (LPP) e ha la funzione di de-fosforilare l'acido fosfatidico (PA) in diacilglicerolo (DAG), nonché altri fosfati lipidici nelle loro corrispondenti controparti diacil-glicerolo. La PAP-2a svolge un ruolo critico nella regolazione delle vie di segnalazione lipidica, modulando i livelli di lipidi bioattivi, importanti per vari processi cellulari. Gli inibitori della PAP-2a sono progettati per legarsi specificamente al sito attivo di questo enzima, impedendogli di catalizzare la reazione di de-fosforilazione. Il processo di inibizione può essere competitivo, in cui l'inibitore compete con il substrato per il sito attivo, o non competitivo, in cui l'inibitore si lega a un sito diverso dell'enzima ma ne impedisce comunque il funzionamento.

Lo sviluppo di inibitori della PAP-2a comporta un approccio multiforme che include metodi in silico, in vitro e in situ per identificare e ottimizzare i potenziali composti inibitori. La fase iniziale comprende spesso l'uso di tecniche computazionali come il docking molecolare e lo screening virtuale per prevedere l'affinità di legame di un gran numero di composti con la struttura tridimensionale di PAP-2a. Queste previsioni computazionali sono seguite da test empirici, in cui viene utilizzata una varietà di saggi biochimici per misurare la capacità di questi composti di inibire l'attività di PAP-2a. I saggi comunemente utilizzati includono quelli che quantificano il rilascio di fosfato inorganico come misura dell'attività enzimatica in presenza di potenziali inibitori. Una volta identificati i potenziali inibitori, questi vengono ulteriormente caratterizzati per accertarne la potenza, la specificità e la modalità d'azione. Questo obiettivo viene solitamente raggiunto attraverso analisi cinetiche che aiutano a delineare il tipo di inibizione e forniscono parametri importanti come la costante dell'inibitore (Ki).

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